L’INFINITO VALORE DELLA SANTA MESSA: origine delle messe Gregoriane

San Gregorio Magno racconta nei suoi Dialoghi (IV c. 10) che un monaco del suo convento, chiamato Giusto, esercitava, col permesso dei Superiori, la medicina. Avendo accettato una volta, di nascosto dell’Abate, la moneta di tre scudi in oro, con gravissima mancanza contro la povertà religiosa, mosso dai rimproveri che gli aveva fatti il monaco Copioso, e umiliato dalla pena della scomunica nella quale era incorso, fu tanto afflitto dal dolore, che, ammalatosi gravemente, se ne morì, pentito, però, e in pace con Dio.

Nondimeno, volendo San Gregorio incutere nei suoi Religiosi un salutare terrore contro quel fallo, che ledeva uno dei voti più importanti della vita religiosa, non tolse al defunto la condanna, e lo fece seppellire separatamente in un luogo dove si deponevano le immondizie, e gettati i tre scudi nella fossa, fece ripetere ai Religiosi le parole di San Pietro a Simon Mago: Il tuo danaro perisca con te.

Qualche tempo dopo il Santo Abate, sentendosi toccato da compassione e forse anche per una visione avuta del defunto, fece venire a sé l’economo del monastero, e gli disse: «Da molto tempo il nostro confratello è tormentato dalle pene del Purgatorio, e la carità ci consiglia di liberarlo. Và, dunque, e incominciando da oggi, offri per lui il Santo Sacrificio per lo spazio di 30 giorni, senza tralasciare neppure una volta d’immolare l’Ostia propiziatoria, per la sua liberazione dal Purgatorio».

L’economo ubbidì, ma non avendo pensato, per le troppe sue occupazioni a contare i giorni, una notte il monaco defunto apparve a Copioso, dicendogli che se ne saliva al Cielo, libero dalle pene del Purgatorio. Furono allora contati i giorni dall’inizio delle celebrazioni, e si trovò che quello era precisamente il trentesimo. D’allora in poi invalse l’uso di far celebrare le 30 Messe per i defunti, uso che esiste nei Monasteri Benedettini e Trappisti, uso che Dio ha mostrato, con molte rivelazioni di essere a Lui molto accetto.

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